ENTRATA E GALERIA
re alonso X
La statua del re Alfonso X il Saggio, che fu chi iniziò la costruzione dell’Alcazar, realizzata dallo scultore Fernán Núñez Juan Polo Velasco nel 1965, dà il benvenuto al visitatore, questa volta presso l’antica porta situata sotto la torre dei Leoni.
GIUNONE e FLORA
Girando a sinistra e salendo alcuni scalini, si entra nella galleria principale, che serve da ingresso e corridoio per salire la Torre dei Leoni e all’interno della Torre del Tributo, da dove si può fare una passeggiata ad alta quota con viste spettacolari.
Seneca
All’inizio della galleria si possono apprezzare due busti femminili di marmo, attribuiti agli dei Giunone e Flora, sculture cedute in prestito al Comune di Cordoba da parte del Museo del Prado nel 1925. Qui possiamo ammirare anche un busto del filosofo cordovese e romano Seneca, realizzato in marmo dallo scultore Matteo Inurria nel 1895.
sarcofago
Come pezzo fondamentale si può apprezzare uno dei sarcofagi meglio conservati della penisola iberica, il sarcofago delle Porte dell’Ade, realizzato nel secolo III, tra gli anni 225 e 235 del D.C., probabilmente per volontà di una nobile famiglia cordovese che gli ordinò di realizzarlo in Italia in marmo di Carrara, per spostarlo successivamente in Spagna.
Fu trovato nel quartiere cordovese dell’Orto di San Raffaele il 5 di luglio del 1958 a circa tre metri e mezzo di profondità mentre si realizzavano alcune opere della rete fognaria; più tardi fu spostato nell’Alcazar.
Il sarcofago apparve nella zona che fu una necropoli romana lungo la Calle del Brillante, che segue più o meno l’antica traccia della via romana che, uscendo da Cordova per la Porta dell’Ossario, andava verso nord.
Simbologia del sarcofago
FRONTALE DEL SARCOFAGO
Il sarcofago è scavato da un unico pezzo di marmo, lavorato sulle sue tre facce. La sua parte frontale è divisa in tre livelli. Nella parte centrale si rappresentano le porte dell’Ade, le porte dell’inferno (o entrata agli inferi) socchiuse con figure di leoni e di caproni, simbologia associata a Bacco come divinità funeraria romana che nasce dai morti e promette la vita eterna, così come i pavoni reali mangiando dal loro cesto di frutta e i tritoni marini come allusione al fatto che si tratta dell’ultimo viaggio dell’anima.
FRONTALE DESTRO
Il panneggio di destra mostra il defunto con la toga, insieme al suo maestro filosofo, riconosciuto come il proprietario o capo della famiglia, il “pater familias”. L’uomo rappresentato come un anziano con la barba e calvo, spesso utilizzato come simbolo di un uomo erudito nell’antichità, ha una foglio arrotolata nella mano, facendo alludere alla sua condizione di magistrato e illuminato nella legislazione romana.
FRONTALE SINISTRO
Nel panneggio di sinistra troviamo una donna, vestita con la toga in una posa recitale e solenne, pettinata con un elaborata pettinature ad onde, insieme alla sua maestra, in una scena simile a quella di suo marito. La Donna ha nella sua mano un foglio piegato ed arrotolato, è accompagnata da una figura femminile, pedagoga, che la guarda di profilo e le mostra il cammino verso l’oltretomba.
Ai piedi della sposa, c’è un cesto sopra il quale poggia una colomba, simbolo della dedizione delle donne per la casa e simbolo della purezza, rafforzando la possibile personalità della defunta, così come enfatizzando sopra il suo spirito puro, malgrado il suo cammino verso le ombre della morte.
Queste forme di rappresentazione erano molto comuni tra certe famiglie che praticavano lo stoicismo, come il nostro filosofo cordovese Seneca, poiché pensavano che la saggezza era la migliore preparazione per la vita eterna.